In Italia esiste una lunga tradizione di eroi ed atti di eroismo. Questioni che nel Rinascimento potevano avere un senso, come lo hanno avuto in altri paesi, ma ora ci fanno cadere nel ridicolo.
Abbiamo un’epidemia in fase di controllo, con tanti errori commessi alle spalle ma anche una certa responsabilità dei nostri concittadini che ha ridotto la curva epidemica comportandosi, in media, in modo esemplare rispetto a quelli che sono gli standard epidemiologici medi in questi casi.
Ma ora, con la fase due, le riaperture, il ritorno graduale alla normalità c’è bisogno del grande eroe. Non che non ce ne fossero prima. Abbiamo avuto sfilate di esperti in un certo e preciso campo che parlavano a trecentosessanta gradi di tutto ciò che concerne l’epidemia (dalla biomatematica alla farmacologia, ma loro erano clinici o virologi, insomma una cosa penosa).
Ora però è giunto il momento del grande eroe, la quintessenza di ogni genere di conoscenza, l’uomo in grado di ogni altro di coordinare aspetti di organizzazione produttiva, dei trasporti ed epidemiologici. Solo per citarne alcuni.
Ma l’eroe, Vittorio Colao per la precisione, laurea in Bocconi, master negli Usa e un passato nelle torri d’avorio di Morgan Stanley, McKinsey e, soprattutto, Vodafone è pronto per traghettarci verso la normalità.
Tuttavia, come ricorda L’espresso in un editoriale, lo farà in smartworking, in telelavoro, in videoconferenza con Skype o qualche altro strumento di telecomunicazione.
D’altra parte, aggiunge il nostro eroe, quando era amministratore delegato di Vodafone, faceva benissimo tutto in teleconferenza: perché cambiare. Già, perché mai? Forse perché un eroe non ci serve e i ministeri, che ci costano un patrimonio, sono già stracolmi di tecnici che hanno competenze trasversali e multidisciplinari? Forse perché l’apparato pubblico è talmente pieno di competenze specifiche che un generico eroe che viene dall’analisi del return on investment o dall’analisi di bilancio o da un po’ di marketing non ci serve a nulla?
Eppure l’Italia funziona così, e non da ora. Sbaglierò, ma sembra tanto retaggio del fascismo. L’uomo forte, l’uomo della provvidenza, che arriva al momento giusto e sistema ogni cosa. Fa niente se è la tecnostruttura sotto di lui a creare i presupposti per l’uscita da una situazione di crisi: l’importante è dare in pasto al “popolo” l’uomo forte.
Ma quello che probabilmente non hanno capito i nostri governanti è che non abbiamo bisogno di finti Masaniello che poi se le cose non funzionano vengono presi ad archibugiate. Ciò che serve non sono figure di facciata, ma procedure e piani operativi che funzionino. In altri termini, indicazioni per ciascuno di noi in grado di farci progressivamente tornare ad una situazione di normalità col minimo rischio. Il resto sono inezie che, da sempre, si ripetono in questo strano paese più affezionato alla forma, spesso inutile, che alla sostanza delle cose.
Fonte: agendapolitica.eu